sabato 31 ottobre 2009
Streaming Of Aesthetics Paraphernalia (SOAP opera)
Samael parlò a Iob: "Tu cosa Iob? di cosa? di che hai da lamentarti? perchè maceri le tue ferite con il sale altrui? Non vedi dove sei? guardati attorno: tutta questa immonda carogna fossile in parte pietrosa in parte brulicante di vita accanita, tutto il masticabile immenso banchetto del Behemot, il mio grande Toro Galattico scannato alla fine del tempo, alla fine di OGNI TEMPO, come questo ultimo parossistico istante, e poi.. tutto lo splendore degli Angeli che si trapassano con spade di fuoco e la Bellezza crogiola fusa in riflessi soavi di giochi di morte e luce e sogno, tutti i corpi, tutta l'immensità di CORPI, volumi fuori scala di corpi fatti dell'oro che riluce, dell'argento che tintinna, del bronzeo desiderio, e la tua miseria Job, il tuo dolore odierno e l'occhio infine, l'occhio in rovina tuo che sorvola la fine della Festa, La mattanza di fine Vendemmia, l'inizio dell'incendio finale perchè nuovi divini banchetti abbian a prender luogo, il tuo occhio Job, che verifica la Maestà, l'insondabile magnificenza, il trionfale Fato di quel canto d'ordine superno fatto di Seme e Sangue intrecciati con radici e nutriti con arterie ribollenti che sono la mia essenza, che sono io, con te, nel dolore, adesso."
too much love
l'uomo di calce torce e ritorce minuscoli pezzetti di filtro "così la merda non passa", passa la merda buona, quella che ti fa sognare, che fa fiorire i bacelloni sovietici di andromeda e li fa sbocciare al centro delle cervella, la buona merda concima bollenti fiori estatici, l'uomo di calce faceva e sfaceva, disfaceva polveri in oro liquido e si mi ci faceva tutto assieme il giromondotondo girava girava e tutti caddero su un giaciglio di giunchi nel Nilo Padre immenso come un prato di infanzie acquatiche, ma doveva ancora accadere? L'uomo di calce legava e rilegava il laccio emostatico religiosamente, non trascurando il rito della presa d'Atto Fattiva e Iniettiva, il mio Pontifex con il mondo d'Antan batteva ritmicamente un tamburo di pelle fervida evocando la mia Vena Interiore, con dita di ragno l'uomo di calce palpava tellurico la mia creta maledetta, con fare lascivo auscultava i motivi interiori del mio Essere umano in cerca di un accesso, un accenno, un permesso all'avito sistema canalizio dei sogni liquidi, nella penombra romantica pregna di svendite totali brillava un faretto sovrapotenziato le cui onde segugio stanavano eccitate la sottile linea rossa della preda costituita dalla mia identità di copertura, o era quella vera? Il soverchio ceffo canuto si squarciò in ghigno canino "trovata!": la Vena Cava rimbombante ctonii timbrici sospiri, la Pietra della Follia rex cerebrii in fuga nelle periferie, una intera legione dimenticata di antichi demoni sumeri... L'uomo di calce mi teneva la mano mentre iniettava con calcolato pigro struggimento eroina soave in soluzione acquosa quasi mi stesse chiedendo di sposarlo al cospetto di una variabile cosmica sacerdotale votata ad unire in unica carne indissolubilmente bisogni titanici e debolezze umane. Unico testimone e suggello la Grazia del Padre che scese a bruciarmi la lingua con tizzoni d'olocausto perchè potessi lodarlo mentre mi elevavo dalla Lordura cadendo a perdifiato attraverso i cieli, verso le altezze siderali delle nozze alchemiche in Amplesso Solenne.
venerdì 30 ottobre 2009
nost-algia
come hai potuto spegnerti cosi stagione bella?
correndo a perdifiato su un Pegaso raggiungo l'ultima eco
percorrendo a ritroso stanze colme d'oro degli sciocchi
un antico e vago dolore si articola risalendo rivi asciutti
come disegnando le diramazioni di una pianta secca
te lo ricordi Pegaso, quando ridevano i bambini?
come frullavano le loro piccole gambe all'ombra magnifica di immensi torrioni?
e le alcove dove si raccoglievano suoni e amanti da tutta la Casa
e sorella Speranza irradiava una luce antica e ambrata nella sala del patriarca
che si arrotololava riccioli canuti attorno alle dita tozze
sospirando trame d'incanto benedicenti per tutto il casato.
Vedi Pegaso la gloria antica intrappolata nella rovina?
la pietra della saggezza nascosta dentro la carne spezzata della follia?
Come hai potuto finire nella polvere Torre di Antan?
come possono i Satiri suonare zampogne d'uomo tra le rovine
e le Larve sollevarsi dal tanfo asciutto di polvere d'ossa?
Come hai potuto vagare confusa nell'alito freddo di Aquilo, stagione bella?
correndo a perdifiato su un Pegaso raggiungo l'ultima eco
percorrendo a ritroso stanze colme d'oro degli sciocchi
un antico e vago dolore si articola risalendo rivi asciutti
come disegnando le diramazioni di una pianta secca
te lo ricordi Pegaso, quando ridevano i bambini?
come frullavano le loro piccole gambe all'ombra magnifica di immensi torrioni?
e le alcove dove si raccoglievano suoni e amanti da tutta la Casa
e sorella Speranza irradiava una luce antica e ambrata nella sala del patriarca
che si arrotololava riccioli canuti attorno alle dita tozze
sospirando trame d'incanto benedicenti per tutto il casato.
Vedi Pegaso la gloria antica intrappolata nella rovina?
la pietra della saggezza nascosta dentro la carne spezzata della follia?
Come hai potuto finire nella polvere Torre di Antan?
come possono i Satiri suonare zampogne d'uomo tra le rovine
e le Larve sollevarsi dal tanfo asciutto di polvere d'ossa?
Come hai potuto vagare confusa nell'alito freddo di Aquilo, stagione bella?
mercoledì 28 ottobre 2009
c'era una volta
un nuovo vuoto da riempire con parole vane. non ora. non oggi. questo è solo un inizio, come tanti, con poco senso, un gomitolo di sagome sottili che fioriscono dall'increato senza ragione, e in effetti non ho espresso nulla, anzi ho espresso il nulla o poco piu, comunque sia, alla prossima.
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