nel pallido torpore di un pomeriggio gioviano
bevvi con fare molle le putride acque dell'Oste
dalla sua tazza spezzata erompevano sorrisi aguzzi
sollevai lo sguardo all'osceno labbro leporino fremente
e dissi a Jones di mandare fuori il Ragazzo;
con fare torbido aprii sventolando il mantello
e lo calai sul quel suo muso da Roditore tenendolo stretto mentre si dimenava
"ne ho assaggiato di acque-chete, ma questa è la più ferma di tutte
non mi irretirai con le tue lusinghe alcaloidi,
non temerò alcun male sognando giardini primevi
giacendo con il capo su pietre aguzze,
raggomitolato su una panchina alla fine della Fiera
non temerò la processione chiassosa degli Dei infuriati
Tu non hai potere su questo Pianeta!"
tuonai, pensai, mugolai, stridettie
affogai la malefica bestiola in una pignatta di cremoso grasso liquido
chiamai Jones, attacca il cocchio, qui abbiamo finito
era un pallido, torbido pomeriggio gioviano.
venerdì 27 novembre 2009
Salmi dall'Inghiottitoio
E allora mangia, Bestia!
ingolla il fango nero, la vile creta dei padroni*
la feccia che ti porgono con mani levigate
riempi il vuoto che ti colma fino a strabuzzare gli occhi,
ingrassare il piede caprino*
E allora mangia, Robota!
siediti e mastica raggi catodici
imita le loro movenze e balla stordito per far ridere la corte
il padrone ti coprirà di coriandoli verdi*
E allora mangia, Puttana!
bevi lo sperma ferino dell'homo erectus
porgi i tuoi sfinteri alle sonde petrolifere
attendi supina nel Labirinto il sibilo del cigno di tenebra tra statue di Leda gaudenti
E allora mangia, Golem!
ascolta in ginocchio e braccia conserte le nuove formule dentellate
cadi carponi ai piedi del Bagatto Neghentropico
disperdi lo Splendore e lasciati snervare da mani inguainate
E allora mangia, Matto!
bevi dalla tazza spezzata lo scherno dell'oste*
cammina veloce evitando le fetide intermittenze esistenziali dei normali
torna nel tuo piccolo regno, piccolo re!*
E allora mangia, Frocio!
inghiotti lacrime e imbastisci un sorriso rotto
i Goliath che ti vogliono impalato su una stecca da bigliardo
sono la fierezza di pavidi padri filistei e i ganzi segreti delle loro stesse madri
E allora mangia, Larva!
nutriti dei pallidi viticci carnei che pendono scossi da risa nelle public house
vaga nella penombra scansando luci chiare e tenebre interiori
attirato in danze di spettri cromatici illusori
E alllora mangia, Spastico!
addenta il pane secco di madri dagli occhi vacui e i capelli di calce,*
i tuoi occhi umidi, le tue erezioni asciutte, il tuo limpido tremito sono una bestemmia vibrante
l'androide pusillanime trarrà sollievo dalla statuaria ombra spezzata del tuo martirio*
E allora mangia, Galeotto!
sostentati col ferro aguzzo degli inquisitori, captivus diabolii*
affresca il cielsoffitto color blu cemento, ovunque tu sia che il fiato sia breve, il battito incerto*
figlio di Caino, gli arcangeli vegliano su di te, annunceranno il tuo stigma ai bottegai e ai padroni
verrai additato e scacciato, non troverai altro pane che il ferro aguzzo, gli arcangeli vegliano su di te*
E allora mangia, Fanciullo!
suggi il colostro paglierino affinchè non sia troppo tardi dopo,
quando la Madre avrà espulso dalle cervella placente di bisogni appagati*
allora verrai dimenticato in qualche stanza dell'Hotel Paradiso, *
e la Madre sbadata cullerà in camere di tenebra un tuo alter mummificato*
ingolla il fango nero, la vile creta dei padroni*
la feccia che ti porgono con mani levigate
riempi il vuoto che ti colma fino a strabuzzare gli occhi,
ingrassare il piede caprino*
E allora mangia, Robota!
siediti e mastica raggi catodici
imita le loro movenze e balla stordito per far ridere la corte
il padrone ti coprirà di coriandoli verdi*
E allora mangia, Puttana!
bevi lo sperma ferino dell'homo erectus
porgi i tuoi sfinteri alle sonde petrolifere
attendi supina nel Labirinto il sibilo del cigno di tenebra tra statue di Leda gaudenti
E allora mangia, Golem!
ascolta in ginocchio e braccia conserte le nuove formule dentellate
cadi carponi ai piedi del Bagatto Neghentropico
disperdi lo Splendore e lasciati snervare da mani inguainate
E allora mangia, Matto!
bevi dalla tazza spezzata lo scherno dell'oste*
cammina veloce evitando le fetide intermittenze esistenziali dei normali
torna nel tuo piccolo regno, piccolo re!*
E allora mangia, Frocio!
inghiotti lacrime e imbastisci un sorriso rotto
i Goliath che ti vogliono impalato su una stecca da bigliardo
sono la fierezza di pavidi padri filistei e i ganzi segreti delle loro stesse madri
E allora mangia, Larva!
nutriti dei pallidi viticci carnei che pendono scossi da risa nelle public house
vaga nella penombra scansando luci chiare e tenebre interiori
attirato in danze di spettri cromatici illusori
E alllora mangia, Spastico!
addenta il pane secco di madri dagli occhi vacui e i capelli di calce,*
i tuoi occhi umidi, le tue erezioni asciutte, il tuo limpido tremito sono una bestemmia vibrante
l'androide pusillanime trarrà sollievo dalla statuaria ombra spezzata del tuo martirio*
E allora mangia, Galeotto!
sostentati col ferro aguzzo degli inquisitori, captivus diabolii*
affresca il cielsoffitto color blu cemento, ovunque tu sia che il fiato sia breve, il battito incerto*
figlio di Caino, gli arcangeli vegliano su di te, annunceranno il tuo stigma ai bottegai e ai padroni
verrai additato e scacciato, non troverai altro pane che il ferro aguzzo, gli arcangeli vegliano su di te*
E allora mangia, Fanciullo!
suggi il colostro paglierino affinchè non sia troppo tardi dopo,
quando la Madre avrà espulso dalle cervella placente di bisogni appagati*
allora verrai dimenticato in qualche stanza dell'Hotel Paradiso, *
e la Madre sbadata cullerà in camere di tenebra un tuo alter mummificato*
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